Alcuni di voi quest’estate si saranno trovati ad ammirare dei suggestivi contesti naturali di un candore abbagliante come quello della scala dei Turchi in Sicilia. Questo luogo deve il suo successo tra i visitatori all’effetto scenografico della pietra che la compone. Si tratta di una formazione naturale di marne calcaree di un caratteristico colore bianco a cui l’evoluzione geologica ha dato la sorprendente forma di una gigantesca scalinata.
Ma le meraviglie che questo materiale ci può regalare non riguardano solo gli occhi!
La calce è il materiale più antico che conosciamo utilizzato come legante per le realizzazione edilizie.
La scoperta del suo utilizzo come legante risale già all’epoca preistorica quando alcuni uomini si accorsero che questa pietre dopo essere state a contatto col fuoco si sbriciolavano e una volta mescolate con acqua ed esposte all’aria ne risultava una pasta che asciugandosi induriva inglobando con sé i materiali con cui era a contatto.
La calce è stato il principale legante utilizzato in edilizia fino all’avvento del cemento alla fine dell’ ‘800. Questo nuovo materiale ha sostituito quello storico per la sua maggiore resistenza meccanica e la velocità di asciugatura e conseguente riduzione dei tempi di manodopera. Tuttavia per mantenere determinate prestazioni fisiche e meccaniche il cemento viene sempre addizionato con sostanze sintetiche di cui la calce può ancora fare a meno.
Parlando di bioedilizia la scelta dei materiali non può prescindere dalla valutazione dell’impatto del loro utilizzo sull’ambiente e sulla salute di chi ne viene a contatto. “La quantità di risorse utilizzate non deve essere superiore alla loro capacità di rigenerazione”, questa la regola da rispettare per fare architettura in modo sostenibile.
Per quanto riguarda la calce la bella notizia è che la sua capacità di rigenerazione è compatibile con l’attuale estrazione annua. Il suo processo di asciugatura, poi, comporta il riassorbimento di più della metà dell’anidride carbonica emessa dal suo ciclo di produzione (fonte: www.stastier.co.uk). Inoltre le temperatura necessarie per la cottura sono di molto inferiori rispetto a quelle necessaria per il cemento (950°C rispetto a 1200-1500°C).
E le prestazioni?
Maggiore elasticità con conseguente riduzione di crepe e fessurazioni.
Lavorabilità: la lentezza dell’asciugatura comporta una maggiore possibilità di lavorazione per interventi più accurati.
Durabilità: a distanza di un secolo il cemento sta iniziando a mostrare i segni del tempo. La calce viceversa può ancora vantare esempi di edifici eretti in epoca romana in perfetto stato.
Traspirabilità: riduzione della formazione di condensa e muffe, migliore gestione dell’umidità dei locali e conseguente comfort e salubrità.
Uno degli usi più interessanti che come studio LAe abbiamo potuto sperimentare nei nostri ultimi cantieri è stato la realizzazione di un cappotto esterno in calce e canapulo, un impasto che utilizza la parte legnosa della canapa con funzione di rinforzo e isolamento che, mescolato alla calce, va a formare uno strato con ottime prestazioni termiche sia in estate che in inverno.
Il cappotto è stato poi rivestito con un intonaco esterno composto da calce mista a canapulino, ovvero frammenti più piccoli dello stesso canapulo usato nel cappotto. Steso a spatola in modo da formare una superficie compatta, questa tecnica permette di ottenere un effetto molto naturale per le facciate esterne, con un caldo colore crema e una trama leggermente grezza che da vicino permette di notare gli inerti legnosi e si manifesta in tutta la sua naturalità.
Visita la pagina del progetto: https://www.architetturaecologica.net/projects/ampliamento-in-legno/